Il Jobs Act è stato forse l’atto più dirompente del Governo Renzi. La relativa legge delega è stata approvata dal Senato con un voto di fiducia particolarmente drammatico: alcuni Senatori Pd sono usciti dall’Aula; Walter Tocci ha votato sì per lealtà, dimettendosi poi da Senatore. All’interno del PD, nonostante la fiducia, le resistenze sono molto forti ed il passaggio alla camera di annuncia altrettanto, se non più, drammatico. Intanto, contro la politica del lavoro del Governo, il 25 ottobre scorso la CGIL ha portato in Piazza San Giovanni centinaia di migliaia di persone, con la partecipazione di figure di primissimo piano dello stesso PD.
Il dibattito sul tema è stato finora incentrato soprattutto sull’ulteriore ridimensionamento dell’art. 18. Ma il Jobs Act è, nelle intenzioni del Governo, un provvedimento molto ambizioso, che mira a ridisegnare la legislazione italiana sul lavoro, semplificandola, disboscando la giungla delle forme contrattuali attualmente in vigore a favore del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, estendendo tutele come la maternità a milioni di lavoratori che ne sono privi, istituendo un efficace sistema di formazione e ricollocamento per quanti si trovassero a perdere il lavoro.
Va pertanto considerato e valutato nella sua interezza e sistematicità, avendone ben presenti i pregi e i difetti, che, nel quadro di una discussione non pregiudiziale, c’è tempo e modo di correggere.
Una dibattito non pregiudiziale è quello che il Circolo PD Esquilino intende impostare. Questo di giovedì 30 ottobre è il primo di una serie di approfondimenti sul tema